Il museo della Preistoria e la rete Welcome: un esempio concreto di accessibilità.

Il museo della Preistoria e la rete Welcome: un esempio concreto di accessibilità.

Teschi preistorici

A Firenze da alcuni anni è attiva la rete Welcome musei fiorentini, nata grazie all’iniziativa di alcuni dirigenti museali sensibili al tema della disabilità, il cui scopo è garantire elevati standard di accessibilità nei propri spazi espositivi.

Un’iniziativa innovativa ha preso forma a Firenze grazie al progetto WELCOME (We Encourage Living Collective Open Museums Experiences), frutto della sinergia tra sette prestigiosi musei della città. L’obiettivo è quello di trasformare gli spazi espositivi in autentici luoghi di accoglienza, capaci di coinvolgere un pubblico sempre più vasto attraverso esperienze culturali, visite guidate e laboratori interattivi. WELCOME punta a rendere i musei fiorentini più inclusivi, promuovendo la partecipazione attiva di tutti, con particolare attenzione alle fasce sociali più fragili e svantaggiate. L’iniziativa si propone di garantire una crescita culturale di qualità, mirando a superare le barriere che spesso limitano l’accesso alla cultura.

I musei non sono più solo contenitori di opere d’arte e storia, ma spazi dinamici in cui ogni visitatore potrà sentirsi parte di un’esperienza collettiva. Grazie a questo progetto, la cultura si fa ponte tra diverse comunità, favorendo il benessere sociale e l’integrazione. La sfida del progetto WELCOME è ambiziosa ma fondamentale: trasformare la percezione dei musei, rendendoli non solo luoghi di visita, ma anche centri di apprendimento e socializzazione, dove ogni individuo possa trovare un posto e un ruolo attivo.

“La Rete WELCOME è stata formalizzata nel 2019 – dichiara il Direttore del Museo della Preistoria Fabio Martini – nonostante fosse di fatto già da dieci anni operativa”. All’interno della stessa possiamo trovare aree di interesse archeologico, artistico, scientifico. Per far capire nel dettaglio cosa significa far parte del progetto, il Professore ci ha portato a scoprire il suo museo.

 

Il museo della Preistoria

Una zanna di animale preistorico

Esempio di reperto originale che può essere toccato dai visitatori

“Riteniamo che il nostro museo, nato nel 1946 grazie all’impegno e dedizione del Professor Paolo Graziosi – continua Martini – abbia una precisa missione; divulgare il sapere relativo al periodo preistorico, attraverso la conservazione di reperti e lo studio in ambito archeologico. Nel corso del tempo sono state strette collaborazioni con enti e università e abbiamo ricevuto riconoscimenti in Italia ed all’estero. Per renderlo più accessibile negli ultimi anni è stata avviata una collaborazione con l’Università di Siena in materia di inclusione, grazie al progetto che è andato via via sviluppandosi, denominato Vietato NON toccare”.

Tavolo con mappa segnalata anche in Braille

Tavolo con mappa segnalata anche in Braille

La collaborazione ha messo a fuoco una serie di interventi che permettono alle persone con disabilità sia fisica che psichica di vivere gli spazi in maniera attiva. Il museo che ha la sua sede all’interno del convento delle Oblate consta di tre spazi espositivi ben definiti: nella prima sala troviamo i reperti archeologici inerenti all’evoluzione dell’uomo, con teschi, zanne di animali e oggetti dei vari periodi preistorici; nella seconda possiamo scoprire riproduzioni di disegni e oggetti lasciati dagli uomini primitivi; nella terza, oltre allo scheletro di un uomo ritrovato durante alcuni scavi nella grotta del Romito a Papasidero, possiamo ammirare una serie di documentazioni fotografiche sul percorso di ricerca fatto dal fondatore Graziosi.

 

Una idea concreta di accessibilità

Scheletro umano preistorico

Scheletro ritrovato presso la grotta del Romito

Il percorso può essere fruito partendo dalla tavola bidimensionale che rappresenta la mappa del museo e che può essere letta in caratteri Braille. Ogni stanza ha un piccolo screen che permette di assistere alla spiegazione osservando un filmato che utilizza la lingua dei segni. La stessa spiegazione viene riportata anche in Braille. Prossimamente verrà creato di lato alla postazione un QR code che sostituirà il video. Grazie al progetto Vietato NON toccare le teche contenenti alcuni reperti sono aperte e gli utenti possono toccare le memorie del nostro passato lontano. Le misure approntate per una maggiore accessibilità non si esauriscono qui, anzi, per fare esperienze sensoriali ancora più coinvolgenti, laddove non si possono per motivi tecnici toccare i manufatti, sono state predisposte, di lato agli originali, copie di oggetti, una per teca, nonché è stata creata una installazione, grazie alla quale, inserendovi la mano possiamo toccare una delle tre riproduzioni all’interno.

“È interessante scoprire la storia dello scheletro che abbiamo nella terza parte del percorso – dichiara il dottor Martini – che mette in risalto come già nell’epoca preistorica esistesse il concetto di collaborazione. Da attenti studi sulla struttura scheletrica dell’uomo gli studiosi hanno potuto scoprire che l’uomo aveva subito cinque anni prima del decesso un incidente, tale da renderlo disabile e impossibilitato a cacciare. Egli però si è comunque reso utile all’interno del nucleo nel quale viveva, tanto da essere impiegato nella costruzione di cestini per la collettività”. Già allora si può dire, che esistesse quindi una precisa volontà di non lasciar nessuno indietro.

“Non posso dire che tutti e sette i musei della rete abbiano le stesse caratteristiche – conclude il direttore – infatti ognuno di essi apporta le modifiche necessarie, adattandole al proprio percorso e attività specifica”.

 

I laboratori

L’attenzione al mondo della disabilità si vede anche grazie ai laboratori ed incontri che vengono fatti nel corso dell’anno. “Garantiamo una serie di attività didattiche sia all’interno sia all’esterno delle Oblate – afferma la responsabile dei servizi educativi Maddalena Chelini – con laboratori che vengono gestiti in collaborazione con professionisti esterni”. Oltre che riconfermarsi ogni anno con progetti sempre accattivanti all’interno de Le chiavi della città, gli esperti sono attivi nelle carceri, al Meyer, e laddove viene fatta richiesta. “Studiamo – precisa Chelini – dei pacchetti personalizzati per gruppi di persone con Alzheimer e i loro caregiver, o genitori di ragazzi con autismo. Quando organizziamo visite di scolaresche al cui all’interno vi sono alunni con disabilità, con gli educatori e gli insegnanti strutturiamo la visita tutta intorno al ragazzo o ragazza, per rendere l’esperienza più che mai inclusiva e coinvolgente per l’alunno”.

Da questo breve excursus si capisce bene perché il museo della Preistoria sia considerato in tutto il mondo un fiore all’occhiello nel suo genere e perché sia il capofila e da esempio per le altre realtà all’interno della rete Welcome.

 

Gioietta Lucaccini

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