Bruciare i libri di un senzatetto; quando il gesto di intolleranza e vandalismo nasconde più di un significato

Nella notte fra il 28 ed il 29 marzo, è stato appiccato un incendio ai libri del libero scambio di Marco nel quartiere due di Firenze. Un atto vigliacco, condannato dalle istituzioni ed i cittadini il cui significato va oltre il semplice gesto.
La storia di Marco
Marco è un ragazzone di Napoli che dopo aver perso il lavoro si è ritrovato a vivere nel sottopasso delle Cure a Firenze. Per la sua indole affabile ed i toni sempre gentili ben presto si è fatto benvolere dagli abitanti della zona. La sua sorte è cambiata quando nel 2023 un cittadino gli ha regalato alcuni libri, che lui ha rivenduto ad offerta libera. Da quel momento, grazie ad un passaparola, ha accumulato un numero sempre più grande di manoscritti che gli servono, grazie alla vendita, a racimolare qualche soldo per le sue necessità. Lo scambio non è solo monetario; c’è chi gli offre un pacchetto di sigarette, chi un caffè per riscaldarsi, chi un pasto caldo. La sua piccola libreria è diventata ben presto un punto di incontro per tutti, anche per fare due chiacchere sugli autori esposti e distrarsi, perché Marco non solo scambia libri, ma anche li divora con passione, da lettore instancabile quale è.

L’aiuto delle istituzioni e delle associazioni
Della sua vicenda si sono occupati alcuni candidati comunali in tempo di elezioni. Se da un lato da una parte delle istituzioni sono state fatte promesse, come un alloggio ed un banchino autorizzato in piazza delle Cure per vendere i suoi libri ad offerta libera, dall’altra, visto che i tempi si allungavano sempre di più, si sono attivati stampa e associazioni umanitarie per far sì che il sogno di Marco si realizzasse. Tutto ciò ha permesso al libraio di aprire la sua attività alla luce del sole ed in maniera del tutto legale un mesetto fa. Non sono mancati i contrasti, quando alcuni agenti della municipale gli hanno comminato una multa, dicendo che era un abusivo, cosa ovviamente non vera. La sanzione, di 5000€, è stata ritirata dopo una mobilitazione dei cittadini, l’associazione che lo segue e la stampa.
Le accuse
L’attenzione su Marco ha portato alla ribalta molti problemi che fino ad ora covavano sotto la cenere. Il sottopasso delle Cure è da sempre abitato da senza fissa dimora, i quali vivono di espedienti ed in condizioni igieniche precarie. Passando da lì veniamo invasi dall’odore acre di urina, sudore, sporcizia e la sicurezza non è certo garantita. Più volte alla storia di Marco è stata abbinata la parola “decoro”, “sicurezza”, “degrado”, alimentando un clima di odio e intolleranza nei confronti dei più fragili, clima che si poteva avvertire anche sui social, teatro ormai di una aggressività incontrollata, dove l’altro, diverso da noi per aspetto fisico o status sociale, viene visto come un nemico e per questo attaccabile. Vi è stato chi, pur non conoscendolo e basandosi su un sentito dire approssimativo, prima che Marco avesse il banchino, ha teso a gettare discredito su lui, commentando sui social che non voleva riscattarsi dalla sua condizione di senzatetto, e c’è stato chi ha usato questa informazione non verificata, per lavarsi la propria coscienza e non cercare di scoprire la verità.

Il fuoco simbolo di odio e di fragilità
Tutta l’attenzione su di lui, sulla zona d’ombra della città, il sottopasso, il vedere che una persona ai margini potesse riscattarsi socialmente, ha portato alla spirale di intolleranza e odio e all’episodio della notte del 28 marzo. Il fuoco ha bruciato parte dei sogni di rinascita di Marco, gettando ombre sulla comunità che lo ha accompagnato in questo suo percorso. Marco è un uomo fragile, un uomo che, nonostante il destino apparentemente segnato, ha cercato di trovare il suo spazio . Marco è diventato il simbolo per molti di chi non ha voce, di chi sta ai margini, ma anche della vittoria sopra i pregiudizi e le sopraffazioni. La sua vicenda, sfociata nell’incendio, ha fatto vedere quanto ancora resta da fare, quanto ancora dobbiamo lottare contro una mentalità non inclusiva di chi ha ancora paura dell’altro, del diverso da sé. Questo gesto va oltre il fuoco, la cenere che ha causato ed urla alle nostre coscienze, dicendo che la fragilità non risiede soltanto nelle persone che non appartengono ai “canoni” stabiliti dalla società dell’apparenza, ma anche in coloro che non hanno altro vocabolario che la violenza, verbale o fisica, che tende a distruggere o imbavagliare la bellezza che risiede nella diversità, nella comunità solidale, nella percezione che ognuno di noi può essere portatore di abilità, di capacità diverse, sogni. Marco nonostante il fuoco, rimane un leone.
Gioietta Lucaccini